Fare un piercing ai capezzoli è molto più di una semplice modificazione corporea: è un gesto d’amore verso sé stessi, un atto di autoconsapevolezza e una scelta che segna spesso l’inizio di un nuovo capitolo di vita.
Clicca qui per sentire l'esecuzione di un nipple piercing che ho realizzato.
Per molte persone, è un'esperienza che rafforza l’autostima, migliora il rapporto con il corpo e diventa un simbolo di autonomia e forza personale.
Ma come può un semplice piercing influenzare corpo e mente? E soprattutto, come faccio a parlarne con tanta sicurezza?
Esperienza e ascolto: la mia visione da piercer
Questo è uno dei piercing più richiesti nel mio studio.
Chi è nel mio gruppettino segreto lo sa bene (se vuoi entrare, clicca qui).
Ho avuto il privilegio di accompagnare centinaia, se non migliaia di persone in questo percorso.
Il piercing al capezzolo, di per sé, è tecnicamente semplice da eseguire e non particolarmente complicato nella gestione post-operatoria.
Ma ciò che lo rende “complesso” è tutto ciò che lo precede: i dubbi, la vergogna, l’insicurezza, il momento della nudità davanti all’operatore.
Ogni seno è unico, così come ogni persona. Alcune si imbarazzano per un seno grande, altre per uno piccolo, alto, basso, sporgente o introflesso.
La verità è che non esiste un seno “giusto” per affrontare questo momento. Esiste, invece, una predisposizione personale, uno stato mentale più o meno aperto e pronto.
La bellezza non sta nella forma, ma nella scelta consapevole di amarsi.
Piercing ai capezzoli e falsi miti da sfatare
Perdita di sensibilità? No, anzi
Uno dei dubbi più diffusi riguarda la sensibilità del capezzolo dopo il piercing.
In realtà, la maggior parte delle persone riferisce un aumento della sensibilità, una maggiore consapevolezza corporea e, in alcuni casi, anche un miglioramento del piacere.
In pochi casi, la sensibilità rimane invariata, ma non si perde.
Ti lascio qui un'altra esecuzione di un piercing al capezzolo realizzata da me.
Allattamento compromesso? Solo se mal gestito
Un altro mito è quello dell’impossibilità di allattare dopo il piercing.
Nessuna evidenza dimostra che un piercing ben fatto e correttamente curato comprometta la capacità di allattare.
È però fondamentale rimuovere il gioiello prima dell’allattamento per evitare il contatto con eventuali residui o batteri.
Quindi sì, si può allattare anche con un piercing ai capezzoli, se eseguito e gestito nel modo giusto.
Piercing ai capezzoli introflessi o piatti? Sì, è possibile!
Una condizione molto comune è quella dei capezzoli introflessi o piatti, che spesso crea insicurezza in chi li ha.
Molti credono che il piercing non sia possibile, o addirittura pericoloso. Ma non è vero.
Nella grande maggioranza dei casi, è possibile forare anche un capezzolo introflesso, con le dovute accortezze.
Solo in rarissimi casi di introflessione grave, preferisco non eseguire il piercing. Mi capita al massimo una volta all’anno.
Per chi ha questa anatomia, il piercing può diventare un atto simbolico di accettazione e amore verso il proprio corpo.
Riscoprire una zona vissuta con disagio e trasformarla in qualcosa di prezioso può avere un impatto psicologico enorme.
Guarigione e cura nel lungo termine
Il piercing ai capezzoli richiede delicatezza nei gesti e attenzione nella cura:
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Evita pressioni, urti e attriti nei primi mesi
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Scegli reggiseni morbidi o senza ferretto
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Pulisci regolarmente con soluzione salina o prodotti specifici
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Non rimuovere o cambiare il gioiello prima di 6-8 mesi
Una guarigione ben seguita è la base per mantenere la zona sana, bella e funzionale.
Molte clienti tornano dopo mesi con la consapevolezza di aver fatto qualcosa di importante per sé, non solo per l’estetica.
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Con affetto,
Betti 💓